Congresso ASCO - Tumore al polmone non-a-piccole cellule: Pembrolizumab come trattamento di prima linea nei pazienti con espressione di PD-L1, in monoterapia o associato alla chemioterapia
Un numero crescente di pazienti colpiti da tumore del polmone in stadio avanzato potranno beneficiare dell’immunoterapia in prima linea, grazie ai risultati ottenuti con Pembrolizumab ( Keytruda ) sia in monoterapia che in combinazione con la chemioterapia, in entrambe le istologie, squamosa e non-squamosa.
Queste sono le conclusioni degli studi di fase III con Pembrolizumab, KEYNOTE-042 e KEYNOTE-407.
In particolare, i risultati dello studio KEYNOTE-042 hanno evidenziato che Pembrolizumab in monoterapia in prima linea, migliora significativamente la sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia anche in presenza di una più bassa espressione del biomarcatore PD-L1 ( uguale o superiore all’1% ).
Nello studio sono stati arruolati 1.274 pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ) con istologia squamosa o non-squamosa.
Lo studio KEYNOTE-042 ha dimostrato che la monoterapia con Pembrolizumab funziona non solo nei pazienti con alta espressione di PD-L1 ( superiore al 50% ) ma anche in condizioni di minore espressione di questo biomarcatore ( PD-L1 compreso tra 1% e 49% ).
Pembrolizumab ha prodotto un beneficio maggiore rispetto al trattamento standard nei due terzi delle persone colpite dalla più comune forma di tumore del polmone.
Quindi un ampio numero di pazienti colpiti da questa neoplasia in fase avanzata potrà avere a disposizione una nuova opzione di trattamento con maggiore efficacia e minori effetti collaterali della chemioterapia.
Lo studio KEYNOTE-407 ha coinvolto 559 pazienti, e confermato per la prima volta l’efficacia di un inibitore del checkpoint immunitario in combinazione con la chemioterapia ( Carboplatino - Paclitaxel o nab-Paclitaxel ) in pazienti con tumore NSCLC, metastatico con istologia squamosa.
Pembrolizumab più chemioterapia migliora in modo significativo la sopravvivenza globale, la sopravvivenza libera da progressione e le risposte rispetto alla sola chemioterapia.
L'aggiunta di Pembrolizumab alla chemioterapia ha ridotto del 36% il rischio di mortalità rispetto alla sola chemioterapia.
In entrambi gli studi è stato confermato il profilo di sicurezza di Pembrolizumab: gli eventi avversi gravi si sono manifestati meno frequentemente nei pazienti che hanno ricevuto Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia.
Pembrolizumab è l’unica molecola anti PD-1 ad aver dimostrato un miglioramento della sopravvivenza in ben 5 studi condotti nel tumore del polmone non-a-piccole cellule.
Pembrolizumab in prima linea aumenta significativamente la sopravvivenza globale ( OS ) in circa l’80% di tutti i pazienti con tumore del polmone ed è l’unico anti-PD-1 ad aver raggiunto, ad oggi, un aumento della sopravvivenza globale in tutti gli studi nel tumore NSCLC.
Rimane di fondamentale importanza la determinazione dell’espressione di PD-L1 al momento della diagnosi per la scelta della strategia ottimale di trattamento per ciascun paziente.
Nel 2017 sono state stimate in Italia più di 41.800 nuove diagnosi di tumore del polmone ( oltre il 30% fra le donne ). Rappresentano l’11% di tutti i nuovi casi di cancro nella popolazione generale.
Si osserva una marcata diminuzione di incidenza negli uomini ( in relazione a una marcata riduzione dell’abitudine al fumo ). A questa tendenza fa riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne, proprio per la maggiore diffusione dell'abitudine a fumare. ( Xagena Medicina )
Fonte: ASCO ( American Society of Clinical Oncology ) Meeting, 2018
Xagena_Salute_2018
Per approfondimenti sul Tumore al polmone: OncoPneumologia.it https://www.oncopneumologia.it/